interazioni tra arte e paesaggio
'Negli anni la mia curiosità mi ha spinto a indagare sotto altri aspetti il legame con la natura attraverso la fotografia, la danza e l'esperienza diretta in giardino'
Buenos Aires, Argentina, 2007
“L’idea nasce dal desiderio di riscattare l’immagine poetica dell’Ombu’, e farla rivivere nella metropoli di Buenos Aires, capitale dell’Argentina e città della pampa; in un contesto urbano completamente modificato dall’uomo in relazione a quella prima immagine dell’infinito dell’immensa pianura pampeana”
Il progetto ha i caratteri di una performance itinerante che si svolgerà in diversi quartieri di Buenos Aires: Plaza Barrancas del Belgrano, Plaza Lezama, Plazoletas jardin de lo maestros, Lisandro de la Torre.
L’idea è quella di sostare davanti all’Ombù e invitare i passanti a fermarsi un istante a piedi nudi sotto la chioma dell’Ombù. In questo istante la casualità fa succedere qualcosa, e si realizza un’esperienza che lega nuovamente tante storie: quella dell’Ombù e delle persone che vivono in questa metropoli con distinti caratteri e provenienze.
Questo progetto vuole parlarci dell’albero come icona e vuole riportare alla luce le molteplici forme e significati dell’albero-rurale che ci nutre, dell’albero-urbano riserva di naturalità e ossigeno, dell’albero-paradiso.
In realtà lo scatto di una foto-ricordo è solo una chiave perché si realizzi questo legame con l’Ombù e questo istante rimanga impresso nel immaginario poetico e intimo che vive in ognuno di noi.
“….Il progetto è dedicato al mio caro maestro e amico Ippolito Pizzetti, che mi ha trasmesso la curiosità per gli alberi e il paesaggio e soprattutto mi ha sostenuto fortemente nella mia tesi dal principio alla fine, dal momento che avevo deciso di laurearmi nella Facoltà di Architettura di Ferrara in Italia, con una tesi che aveva come tema centrale un albero dell’Argentina”.
-La pampa-
Il comune denominatore registrato dai primi esploratori e viaggiatori nel XIX secolo nel percorrere questo spazio metafisico era la percezione dell’infinito, il vuoto, la ripetizione di uno stesso stimolo.
-El Ombù-
In questa dimensione spirituale, misteriosa della pampa, e della poesia dell’infinito spiegata da Borges; nasce il mito dell’Ombu’, in realta’ questa è un’erba che senza timori cresce a dismisura raggiungendo una circonferenza del tronco di 30 metri e una chioma rotonda la cui dimensione e’ doppia rispetto a quella del tronco. L’Ombu’ si converte nel primo segno visibile a distanza di chilometri nello spazio infinito della pampa a rottura di quella linea piatta a 360 gradi, introdotto in forma isolata è diventato il grande simbolo del paesaggio pampeano dell’800.
Pittori come Garcia Uriburu, Molina Campos, Prilidiano Pueyrredon e altri, ritraggono l’ombu’ come protagonista prominente della pampa. Scrittori e poeti come Luis L. Dominguez, Pablo Neruda, Julio Verne, Guillermo .E. Hudson, Joaquin T. Garcia, cantano il leggendario Ombu’ nei loro poemi.
La maestosità di quest’erba gigante ha servito come punto di riferimento, un’oasi nel deserto, per chi attraversava la pampa e un faro nel mare per chi navigando risaliva il Rio del Plata e si ergeva sulle rive o in cima alla barraccas a marcarne i limiti incerti.
L’ombra della chioma frondosa e la caratteristica particolare del tronco di creare spesso delle conche al centro, ha fatto dell’Ombù un valido spazio di rifugio e sosta al riparo dalle intemperie e dai forti raggi solari, ospitando famiglie e animali durante faticosi viaggi.
L’Ombù da semplice albero diviene: ombù-rifugio, ombù-comedor, ombù-juego, ombù-bussola; e lega fortemente la sua immagine a quella del paesaggio pampeano.
-il silenzio dell’Ombù-
Oggi con la trasformazione del paesaggio e lo sviluppo della monocultura , il mare ondulante d’erba così come veniva definita la pampa e l’immagine mitica dell’Ombù è progressivamente scomparsa dall’orizzonte pampeano; e a Buenos Aires s’incontra circondato da tante piante esotiche e spesso viene confuso con il Gomero.